Biografia | Biography

Sono nato a Volterra, in provincia di Pisa nel 1958. Dal 1959 vivo  a Venezia.

Mio nonno scolpiva l’alabastro, l’altro era fabbro, ed entrambi hanno contribuito alla mia  passione per la scultura.

Mio padre è uno scultore che si è avvalso  delle sue profonde conoscenze sui metalli e sulla loro lavorazione.  Infine un mio zio, scultore e pittore, maestro nella lavorazione dell’alabastro, ha  contribuito ulteriormente al mio interesse verso questa pietra.

Fin dalla più tenera età sono stato quindi in  contatto con il mondo dell’arte.  Ho conosciuto personalmente Alberto Viani e Mino Trafeli, figure che, in diverso modo, hanno segnato il mio percorso artistico. Di mestiere facevo lo  psichiatra e negli ultimi anni, mi sono occupato di giovani tossicodipendenti.

Un lavoro “di frontiera” dove esplodono (e implodono) le contraddizioni, anche sociali della nostra civiltà. Questa mia esperienza, sovente drammatica,  non può non risuonare in alcune mie opere, soprattutto tra le più recenti. Per me l’espressione figurativa è, prima di tutto, un bisogno, quasi fisiologico, che nasce dall’interno, la cui  prima espressione origina verso i 17 anni.

Ho sempre pensato che tra arte e vita vissuta vi sia uno stretto legame e che la produzione artistica non possa che fare riferimento agli aspetti più profondi dell’esistenza di ciascuno di noi.

L’esperienza artistica diventa così uno scavare attraverso la forma, scavando quest’ultima per scavare me stesso, alla ricerca dell’essenza del mio sentire. In questo sentire confluiscono elementi individuali, interni, esterni, sociali e politici…

Un premio locale per la scultura nel 1978, la partecipazione ad una collettiva nel1981 le mie prime esperienze esterne. Ciò non di meno ho sempre continuato a disegnare, a pensare e realizzare sculture, con i materiali e le tecniche più diversi: il bronzo, l’acciaio, la ceramica, il vetro, la terracotta, l’alabastro, le resine, il polistirolo; poi l’acquaforte, l’acquatinta, la maniera allo zucchero, la cera molle; infine gli acrilici e le chine. Dal 2013 riprendo l’attività espositiva.

Le mie opere, per la maggior parte, nascono come segno (e come gesto) sulla carta, per poi  evolvere verso la tridimensionalità, in un processo in cui l’emergere preconscio della forma è fondamentale e condiziona tutto il successivo sviluppo del progetto. La ricerca poi si sviluppa  ulteriormente in indagine sui materiali e sui linguaggi di ciascuno di essi.

All’interno di questa “poetica del segno”, che disdegna però ogni riferimento decorativistico  e monumentalistico, i riferimenti da cui sono partito sono alcuni grandi maestri tra i quali Capogrossi , Gonzalez, Michaux , Smith, Caro, Chillida, Consagra,  per citare solo quelli a me particolarmente cari.  Ma anche altre sono le contaminazioni: la gestualità di Vedova, la lezione dell’Arte Povera, il polimaterismo. Il segno nel tempo, si è fatto progressivamente, a tratti, più precario, più debole, quasi liquido, così come i materiali, il vetro, il polistirolo.

E’ dal convergere di queste varie componenti che prende avvio, attraverso un’adeguata “interiorizzazione”,  la mia ricerca attuale.

I was born in Volterra, in the province of Pisa, in 1958. I have been living in Venice since 1959.

One of my grandfathers used to sculpt in alabaster, the other was a blacksmith; both contributed to my passion for sculpture.

My father is a sculptor who has always been able to exploit his profound knowledge of metals and how to forge them. My uncle, a sculptor and painter, a past master in the use of alabaster, also played a part in firing my interest in this particular stone.

From a very early age I was brought into touch with the world of art.  I have known artists like Alberto Viani and Mino Trafeli personally and each of them in his own way has impacted on the course of my artistic life.

I am a psychiatrist by profession and over the past few years I have devoted myself to young drug addicts in particular. A “pioneering” occupation which causes the social contradictions of our civilization to explode (and implode). This experience of mine, often dramatic, cannot but resonate in my art, above all in my most recent works. For me, figurative expression is, above all, an almost physiological exigency, which stems from the inner core and which first took form when I was about 17.

I have always believed that there is a very close link between art and life and that artistic production must necessarily refer to the deepest recesses of each of our existences. Artistic experience means delving, by means of form, into the self in search of the essence of feeling.  This feeling is the convergence of individual, internal, external, social and political elements…

A local award for sculpture in 1978, and participation in collective exhibitions mark my rare external experiences. Despite this I have always gone on drawing, conceiving and making sculptures availing of a variety of techniques and materials: bronze, steel, ceramics, glass, terracotta, alabaster, resin, polystyrene, etching, aquatint, sugar, soft wax, and finally acrylics and inks.

My works, generally speaking, take form as a sign (and a gesture) on paper, to then take on three dimensions, by means of a process where the emergence of the pre-consciousness of the form is fundamental to the subsequent development of the project. The quest involves further investigation into materials and their expressive potential.

Within this “poetics of signs”, which refuses all concession to the decorative and monumental, reference is made to great masters like Capogrossi , Gonzalez, Michaux , Smith, Caro, Chillida, Consagra,  to name but those whom I cherish particularly.  The contaminations are of all kinds: Vedova’s gesturality, the teachings of Arte Povera and the use of multiple materials. In time, the sign has become, little by little, more precarious, weaker, almost liquid like the materials, glass, polystyrene.

It is in the confluence of these components that, through appropriate “interiorization”,  my recent research is grounded.